Dal 12 luglio al 23 agosto, torna, per la sua seconda edizione “Festa di piazze”, quattro appuntamenti, di martedì, in spazi meno noti della città rivissuti per una sera in una modalità, culturale, diversa e sorprendente.
Le piazze da sempre, sono teatri a cielo aperto in cui tutto può accadere, sono anche dei musei, con una loro storia, o dei salotti.
Per questa ragione, e, visto il successo dello scorso anno, in tempi di pandemia con difficoltà ad incontrarsi in spazi chiusi, l’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, grazie al contributo e al supporto del Comune di Mantova, nei mesi estivi torna a proporre una fruizione nuova e diversa di alcune piazze, del centro storico della città, da conoscere e vivere in modo inusuale dai cittadini e dai turisti, luoghi non topici ma tutti da scoprire.
Un ciclo di eventi diffuso e partecipato, in zone diverse della città, in piazze che, almeno per una volta, verranno valorizzate viste in una chiave diversa anche grazie al contributo di vari artisti.
Un evento ormai annuale, e che ad ogni edizione proporrà luoghi diversi, che parte con le piazze Polveriera, Canonica San Pietro, San Leonardo e Bertazzolo-Sermide.
In ogni spazio si susseguiranno eventi culturali di danza, teatro, letteratura e musica, appuntamenti agili, da strada, in moduli distinti, a ingresso gratuito.
“Una serie di 'festa di piazza', come recita il titolo di una canzone di Edoardo Bennato, per l'estate mantovana alla ricerca di un po’ di normalità nonostante il perdurare della pandemia – dice Italo Scaietta, presidente dell'associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani -. Una serie di occasioni in cui si potranno conoscere i risvolti storici di luoghi abitualmente sotto agli occhi dei cittadini ma mai colti nei rispettivi aspetti culturali e godervi di eventi proposti da formazioni e compagnie che sono tornate ad incontrare il pubblico in presenza e in sicurezza”.
Gli appuntamenti sono realizzati anche grazie alla collaborazione di associazione Mantova Carolingia, associazione Mantova Ebraica, Archivio di Stato e Amici dell’Archivio di Stato, Alkemica, Diocesi di Mantova e Tea Spa.
PROGRAMMA DELLA RASSEGNA
Martedì 12 luglio ore 21
Piazza POLVERIERA, in collaborazione con Associazione Mantova Carolingia. Saluti istituzionali e relazione sul recupero del quartiere.
Danza / Juvenis danza di Giovanna Venturini “Identity. Letture attuali sull’individuo”
Coreografie: GRETA BRAGANTINI e GIOVANNA VENTURINI
Interpreti: LINDA BATTOCCHIO, WILLIAM MAZZEI, CARLOTTA POZZA, MONICA ZANOTTI
Musiche: ANDREA LOVO e AUTORI VARI
Costumi: IUVENIS DANZA
Descrizione: IDENTITY indaga attraverso il linguaggio della danza contemporanea un tema tanto ampio quanto complesso: la dialettica tra individualità e identificazione, indagando la complessità delle relazioni come strumenti che definiscono l’identità in una ricerca di unicità. Il lavoro coreografico di GRETA BRAGANTINI e GIOVANNA VENTURINI si sviluppa con il contributo creativo dei quattro interpreti, LINDA BATTOCCHIO, WILLIAM MAZZEI, CARLOTTA POZZA e MONICA ZANOTTI e si innesta sulla ricerca musicale di ANDREA LOVO.
Musica Jazz – Manina Syoufi Quintet - "Tributo a Billie Holiday"
Manina Syoufi (voce), Fabrizio Trullu (piano), Attilio Zanchi (contrabbasso), Igor Palmieri (sax tenore), Tommy Bradascio (batteria), Manina Syoufi di origine armena nata in Siria, è un artista della personalità poliedrica. Oltre ad una consolidata attività come cantante jazz di grande esperienza internazionale, Manina è una pittrice professionista. Laureata all'Accademia di belle Arti di Venezia sotto la guida del pittore mondiale "Emilio Vedova" con i massimi voti. In contemporanea studia il canto jazz privatamente. La sua voce ricorda in modo straordinario quella di "Billie Holiday" di cui interpreta, con una sua espressività del tutto personale e riconoscibile, una gran parte del suo repertorio. Manina è accompagnata da un quartetto d'eccezione formato da Fabrizio Trullu al piano, Attilio Zanchi al contrabbasso, Igor Palmieri al sax e Tommy Bradascio alla batteria.
Sarà possibile visitare l’orto carolingio.
Bar: Bar Code e Arci Papaqua.
Martedì 26 luglio ore 21
Piazza CANONICA SAN PIETRO, in collaborazione con Casa di Rigoletto e Parrocchia del Duomo.
Concerto del Quartetto della classe di Percussioni del conservatorio di musica “Lucio Campiani” di Mantova del M° Athos Bovi.
Esecutori: Marco Coghi, Giacomo Leali, Luca Musco e Roberto Enea Varalta.
Programma: Wilcoxon: marce 1 e 125, G.Perin: Aforisma 2 e D Friedman: Almost Blue.
Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani” - “Indovina chi viene a cena. Il teatro in cucina”. Regia: Maria Grazia Bettini, Chiara Prezzavento e Mario Zolin.
Un tempo fu cibo, poi fu spettacolo: così fu teatro. Il legame tra teatro e cibo è antico tanto quanto la capacità dell’uomo di imporsi sulla scena. Gli attori reciteranno brani di opere i cui autori hanno celebrato i riti del “mangiare”. La cucina sarà protagonista di questa serata. Una carrellata di ricette mantovane e non, recitate in chiave comica e ironica, e fra una portata e l’altra brani teatrali dedicati a pranzo, cena e dessert.
D’altra parte il cibo è parte essenziale della nostra vita, così come la sua rappresentazione ha caratterizzato “scenari naturali” e il realismo di grandissimi autori teatrali. Storie e personaggi di queste opere rappresentano l’atto del mangiare, che esprime il senso vero di una parte essenziale del nostro “essere”: lo stare insieme in famiglia, il racconto, la conoscenza, il confronto… la convivialità.
Concerto blues Follon & Jo
Il duo propone il Blues del Mississippi rivisto in modo personale. Il chitarrista Follon Brown è uno dei migliori musicisti europei, con stile vicino al Texas Blues. Jo Pinna, armonicista e cantante è ai vertici del Blues europeo da diversi anni. Insieme sono garanzia di qualità e spettacolo.
Martedì 9 agosto ore 21
Piazza SAN LEONARDO
Danza /COD danza, coreografia di Chiara Olivieri - GOODBYE - "Sull’amore e dintorni"
Lo spettacolo racconta la relazione di due coppie che fluttuano con ironia, paradosso e crudeltà nel tourbillion della vita. “Goodbye” è la storia di tanti, forse di tutti perché l’amore è una imprevedibile giostra di piani segreti, cliché e aspettative. Durata: 20 minuti circa.
Teatro/ ARS Creazione Spettacolo - “Le notti bianche” dal racconto scritto da Fëdor Mikhailovič Dostoevskij con Adriano Evangelisti
“Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! È forse poco, sia pure per tutta l’intera esistenza di un uomo?”
La risposta a questa semplice domanda è il fulcro centrale del meraviglioso racconto che Adriano Evangelisti interpreta rinvigorendo le parole di Fëdor Dostoevskij con una partecipazione emotiva e una adesione totale. Chi non ha mai immaginato di poter trovare negli occhi di uno sconosciuto tutta la felicità che merita? “Il sognatore” vive questa vibrante, straordinaria illusione nell’arco di quattro notti e una indimenticabile alba.
Concerto jazz con il duo Scardovelli Vallicella. Horizon
Il duo sfrutta il linguaggio jazzistico per presentare un repertorio che va oltre il genere stesso, ricco di poetica, colori e creatività. La musica si contamina grazie ad elementi tipici della tradizione mediterranea e africana. L’interplay tra i due musicisti permette di evolvere e trasformare i brani, fornendo paesaggi sonori che si rinnovano ad ogni esecuzione. Ne scaturisce una musica dinamica, intima ma al tempo stesso di grande impatto e ritmicità.
Luca Scardovelli (chitarra), Matteo Vallicella (contrabbasso)
Bar: Arci Virgilio e Doulin
Martedì 23 agosto ore 21
Piazza BERTAZZOLO-SERMIDE, in collaborazione con Archivio di Stato e Amici dell'Archivio di Stato, Comunità ebraica e Alchemika.
Conversazione sul quartiere ebraico a cura della Comunità Ebraica di Mantova
Teatro Magro: “A mena dito”, un'”antologia” di pagine a scelta del pubblico....
Produzione under35 di Teatro Magro dedicata ai libri:
“A menadito”.
«A menadito è un ciclo di incontri teatrali/performativi dedicati a libri (famosi e non) in cui i due attori presenti in scena conoscono e ricordano interamente a memoria un libro ciascuno. Ogni attore conosce a memoria il libro. Lo conosce bene, benissimo, “a menadito” in ogni sua pagina, in ogni anfratto di ciascuna parola scritta, in ogni suo passaggio – sia anche nascosto o sottinteso».
Il pubblico ha la facoltà di chiedere all’attore il numero di una pagina, causale, e l'attore, dopo una rapida lettura introduttiva delle prime righe della suddetta pagina, comincia a raccontare, da quel punto in poi, cosa accade nel libro. Tutto a memoria. Tutto a menadito. «Perché quel libro lo conosce bene, lo conosce in ogni sua increspatura della punteggiatura, in ogni suo approfondimento, in ogni possibile contesto e sotto-testo. Il libro gli appartiene e lui stesso appartiene al libro».
E così, da uno stralcio di narrazione si aprono frammenti performativi: aneddoti, collegamenti, rimandi, risposte, epiloghi, immagini e suggestioni.
L’atto teatrale continua, si può selezionare ancora, e ancora, e ancora. Davanti a sé il pubblico ha una sorta di wunderkammer - una stanza delle meraviglie dove i collezionisti raccoglievano oggetti straordinari.
Lo spettacolo di “A menadito” è tratto da “Il Giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani con Desirée Mora e “Ogni cosa è illuminata” di Jonathan Safran Foer |
con Lorenzo Mirandola entrambi attori under35 di Teatro Magro.
Credits
regia | Flavio Cortellazzi
scenografie, musiche, costumi | Teatro Magro
produzione | Teatro Magro
foto | Stanislav Sevcenco
Concerto di musica Klezmer “La fisarmonica nel ghetto” con David Sarnelli (fisarmonica) dal balcone dello studio di Carlo Bonfà.
I protagonisti della musica comunemente definita "klezmer" sono da sempre il violino e il clarinetto; ma anche la fisarmonica, ormai da tempo, si è inserita in questo genere musicale e ora ne fa parte a pieno merito, in piccoli e grandi complessi.
Strumento completo e versatile, la fisarmonica suona e nel contempo accompagna sia le ballate e preghiere tipiche della tradizione chassidica e sefardita, che le sfrenate danze che segnano i rituali del matrimonio e delle feste comandate.
E’ possibile visitare la Sagrestia dell'Archivio di Stato di Mantova e alla mostra di antichi documenti ebraici, conferenza su Gabriele Bertazzolo nello spazio di Alkemica in via Norsa 4 e di visita allo studio d’artista Carlo Bonfà (con ingresso da via Pomponazzo).
LE PIAZZE
Piazza Polveriera
Piazza Polveriera, nell’antica contrada della Nave, il quartiere Fiera-Catena, è lo spazio pubblico forse più recente della città: l’inaugurazione risale all’ottobre 2021. Il toponimo, del 1787, proviene da una "Santa Barbara", un deposito di esplosivi, che sorgeva nella zona. Come gran parte delle piazze cittadine, l'attuale piazza Polveriera è frutto di una demolizione, in questo caso quanto mai meritoria: fino all’anno scorso lo spazio era, infatti, occupato dal grande scheletro fatiscente di un edificio mai completato. Al suo posto è sorta una piazza giardino, con un’area centrale a prato e carpini, tigli, pyrus, aceri, ed anche una quercia, disposti su tre filari. Due grandi filari di alberi segnano, inoltre, il cono visivo di chi percorre lo spazio provenendo dalla ex ceramica verso piazza Polveriera: si definiscono così i margini di un’area pubblica interamente pedonale, in cui le zone verdi costituiscono luoghi da vivere per l’intero quartiere. La riqualificazione di piazza Polveriera permette poi di riscoprire la cortina edilizia su via Cappadocia, riassegnando alla storica via il ruolo urbano originario legato alla chiesa del Gradaro e alla devozione di san Longino, ruolo spezzato nel Novecento dallo stabilimento della “Ceramica mantovana”. La riconversione dell’area fa parte del più ampio progetto di Mantova Hub del Comune di Mantova.
Piazza Canonica San Pietro
La “piazza Canonica San Pietro” occupa gli spazi (un chiostro e due cortili) un tempo dedicati alla vita comunitaria della “Canonica” della Cattedrale. È dunque il risultato di demolizioni avvenute in epoche diverse, il che ne spiega la configurazione irregolare e asimmetrica. Il riferimento storico della piazza risale a prima dell’anno mille, a quando, nei luoghi dell’attuale piazza, si svolgeva, all’interno del complesso degli antichi edifici, la vita della “canonica” ossia del clero che officiava il tempio principale della città.
La piazza attuale si estende all’ombra dell’abside della Cattedrale e vi si giunge da un sola parte, un accesso che, ai tempi del Rinascimento, era ancora sbarrato da una muro con relativa porta. L’area, che anticamente apparteneva alla piccola città della prima cerchia, è il secondo punto più alto di tutto il centro storico della città (il più alto è piazza Lega Lombarda).
La piazza dunque restò popolata di edifici legati al culto fino a quando restò attiva la vita comunitaria del clero della cattedrale, cioè fino agli inizi del XIV secolo: in seguito gli edifici della “canonica” cominciarono a trasformarsi in case d’abitazione ad uso singolo e privato.
Anche la denominazione della piazza subì dei cambiamenti: fra la seconda metà del Settecento e il primo Ottocento si chiamò “corte della Canonica” o “Piazzetta della Canonica”. La denominazione attuale “Piazza Canonica San Pietro” risale al tardo Ottocento.
Piazza San Leonardo
Piazza San Leonardo, nella medievale contrada del Corno, prende il nome dall'antichissima chiesa di San Leonardo Abate, tra le prime erette a Mantova (VI secolo). Delle epoche più remote della chiesa purtroppo poco rimane, avendo il manufatto subito diversi rifacimenti nel corso dei secoli, fino all'attuale forma neoclassica dovuta alla ricostruzione del 1793, su progetto dell'architetto Giovanni Battista Marconi. Conservano impronte dello stile romanico e del tardo gotico il campanile e la Cappella Cavriani, con un interessante affresco del primo Cinquecento, il “Redentore e Profeti”. Il tessuto sociale della contrada del Corno, denominata cosi perché si protende a forma di corno nel Lago di Mezzo, era fondamentalmente umile, come ci testimonia la toponomastica sopravvissuta: vicolo Pagliaio, Bindolo, Agucchie, Pietà, Ospitale, ma, accanto agli edifici architettonicamente modesti, non mancano rilevanti edifici storici, dall’ex Ospedale maggiore della metà del Quattrocento al settecentesco Palazzo Cavriani. Dirimpetto alla chiesa, s’innalza l’ex convento delle monache cappuccine: dopo un periodo di importante sviluppo - tanto che la sua estensione arrivò fino all’attuale area dell’Istituto Mons. Mazzali - il convento, decaduto e ammalorato, fu trasformato in ospedale militare, come ricorda la lapide all’ingresso “sanando militi”, per volontà dell’imperatore Giuseppe II, dopo le soppressioni degli ordini monastici. Qui si trovava anche il cimitero dei soldati, poi trasferito nella zona di San Nicolò, sul lago Inferiore. Per i Mantovani, il grande edificio, che va fino al tratto delle mura verso il Lago di Mezzo, ha però un curioso suggestivo nome, di cui non è tuttora chiara l’origine: Palazzo del Mago. La denominazione “Cappuccine” è conservata solo per il teatro, ricavato nella cappella barocca dell’ex monastero, verso piazza San Leonardo.
Piazza Gabriele Bertazzolo e piazza Sermide
Sorgono nel cuore dell’antico Ghetto di Mantova (1610/1798), frutto entrambe della demolizione degli edifici che sorgevano fitti negli spazi angusti del quartiere ebraico.
L’intitolazione a Gabriele Bertazzolo (Mantova 1570/1626) - ingegnere idraulico, sovrintendente alle acque del Ducato di Mantova, autore delle celebri piante prospettiche della città (1596 e 1628, postuma) – è novecentesca, la piazza era prima denominata Dottrina Cristiana accomunata al vicolo che la delimita sul lato settentrionale.
Negli anni Trenta del Novecento, uno dei non pochi piani regolatori per il risanamento dell’ex ghetto, abbattè una parte delle cortine murarie nell’intreccio di vicoli dell’area e ne derivò uno slargo regolare al posto di vicolo del Monte (vi sorgeva il Monte di Pietà) e di una parte del Contradello del Tissano (nome ripreso dal paese Tizzano, nel parmense, dove l’importante famiglia dei Norsa, che abitava nel Contradello, aveva cospicui affari).
Dopo ulteriori demolizioni negli anni Cinquanta-Sessanta, negli anni Settanta, l’area fu invece oggetto di recupero di quanto si era salvato: riqualificati alcuni edifici con pregevoli e caratteristici elementi tra via Governolo e piazza Sermide, limitato l’inserimento di palazzi e palazzine condominiali ex novo, si cercò di ridare dignità e restituire identità agli spazi urbani alterati. Piazza Bertazzolo fu sistemata in parte a giardinetto, un quadrato a prato recintato con catenelle e ombreggiato da quattro tigli, illuminato da lanterne su pali e su mensole all’antica.
Via Ugo Norsa (parte dell’antico Contradello) che ha mantenuto l’invaso di quando si chiamava Vicolo del Regresso (1787), collega piazza Bertazzolo a una piazza Sermide molto alterata rispetto all’immagine ottocentsca.
La piazza nacque nella seconda metà dell’Ottocento, dopo la demolizione degli edifici compresi tra due vicoli, vicolo dell’Olio e vicolo del Tombino, ed ebbe il nome di “Sermide” nel 1898, a ricordo della distruzione della cittadina mantovana avvenuta nella guerra del 1848 ad opera dell’esercito austriaco.
In origine la piazza era chiusa, una sorta di grande cortile, per cui chi vi arrivava poteva ricollegarsi al resto del tessuto urbano solo tornando sui propri passi, da cui la denominazione di Regresso alla strada di collegamento. Solo negli ultimi decenni del Novecento il toponimo Regresso fu sostituito e la tranquilla via intitolata al celebre linguista Ugo Norsa(Mantova 1866/1943), mentre piazza Sermide finiva coll’ospitare un grande garage sotterraneo con la conseguente servitù di grate e sfiatatoi tra aiole verdi, ma prive di alberature..