La mostra è stata presentata mercoledì 12 ottobre sull'Arcipelago di Ocno (Lago Inferiore) dal vice sindaco di Mantova Giovanni Buvoli, dalla presidente dei Consorzi Elide Stancari, dallo storico Giancarlo Malacarne e dal direttore dei musei civici Stefano Benetti.
L'anta segreta di un vecchio armadio ha restituito una serie di documenti e libri molto rari, per Mantova e anche per le province limitrofe, che spazia dal Cinquecento ad oggi. Nasce così "Mantova delle Acque", la prima esposizione "saggio" degli archivi storici dei Consorzi di Bonifica mantovani a Palazzo San Sebastiano. Qui si terrà l'inaugurazione venerdì 21 ottobre alle 18.30 e la mostra sarà visitabile sino al 18 dicembre. L'iniziativa è stata presentata ai media mercoledì 12 ottobre sull'arcipelago Ocno, sul Lago Inferiore.
"Di questo ritrovamento fortuito avvenuto in gennaio nella sede del Consorzio di bonifica Territori del Mincio, ci ha stupito la qualità di quanto pian piano tornava alla luce – afferma Elide Stancari, presidente del Consorzio di Bonifica Territori del Mincio, ente promotore della mostra assieme ai Consorzi di Bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po, Garda Chiese, Navarolo e Burana -. Per questo abbiamo deciso di affidarci ad uno storico, di ricontrollare tutti gli archivi, di catalogare i materiali e, quindi, di metterli a disposizione della collettività con l'esposizione 'Mantova delle Acque'. Tra essi spiccano un Gridario cinquecentesco di Guglielmo I e al figlio Vincenzo, ma anche un trattato fra l'imperatrice Maria Teresa d'Austria e la Serenissima di Venezia per l'utilizzo d'acqua del Tartaro, una planimetria ottocentesca dei giardini di Palazzo Te e le carte idrauliche dal Settecento alla metà del Novecento, tra cui un Mortier e una mappa del Seicento".
"Questa scoperta – afferma il vice sindaco di Mantova Giovanni Buvoli – è arrivata nel momento giusto. Proprio ora abbiamo deciso di occuparci, con maggiore attenzione, del nostro paesaggio, delle nostre acque e dei nostri laghi per incoraggiare la rinascita del rapporto con la città. Abbiamo in mente tanti progetti per valorizzare il territorio, Mantova è una città ricca di memoria e questa mostra ci rende consapevoli della nostra identità. Vogliamo riqualificare intere aree abbandonate della città come Mantova Hub, lavoro che include la riqualifica di Porto Catena e la rivitalizzazione della sua storia sociale e culturale determinante per moltissime epoche".
"Sono rimasto sbalordito nel vedere l'eccezionalità di quanto ritrovato. Un vero giacimento documentario - è questo il primo commento del professor Giancarlo Malacarne, direttore del periodico Civiltà Mantovana interpellato a cimentarsi con la valutazione storico - archivistica di quanto messo a disposizione dei Consorzi di bonifica -. Mantova la si può leggere con una nuova chiave di lettura che è quella del suo impianto di derivazione e controllo delle acque. Una storia lunga secoli per affrancarsi dalle alluvioni, dalla malaria, ma anche per difendersi dall'esterno o irrigare nei mesi con maggiore siccità".
"Si tratta di documenti che hanno una valenza storica e scientifica, certamente di grande impatto – aggiunge il professor Malacarne -. E' un giacimento di informazioni che ora mettiamo a disposizione del pubblico e degli esperti, Università e studenti. L'obiettivo è che possano valorizzarli per quanto meritano e approfondirli con appositi studi".
L'ingegner Barbara Schiavinato e Claudio Archi, del Consorzio di Bonifica Territori del Mincio, in questi mesi si sono cimentati nella raccolta e catalogazione del materiale che, così, è ora preservato da umidità e, soprattutto, oblio. La mostra, gode, inoltre, del patrocino della Regione Lombardia, del Comune e della Provincia di Mantova, di Anbi, Urbim Lombardia ed è svolta col sostegno di Veolia e Gruppo Tea. E' inserita tra le iniziative di Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016, anche a sostegno del progetto Unesco "La Civiltà dell'acqua in Lombardia".
Mantova delle acque è una mostra di una selezione del patrimonio documentale dei Consorzi di Bonifica Territori del Mincio, ente promotore, Terre dei Gonzaga in destra Po, Garda Chiese, Navarolo e Burana. E' di carattere documentale e non scientifico ed è aperta ad ogni fascia d'età.
E' allestita all'interno di Palazzo San Sebastiano a Mantova, sull'asse viario che collega Palazzo Ducale a Palazzo Te, emblema della civiltà mantovana. Qui si alternano 7 quadri, 30 mappe (composte in 12 pannelli espositivi di facile lettura), 20 volumi originali esposti in 4 teche. Spicca, tra i documenti, il problema della difesa idraulica e del suolo, oggi tema dibattuto sui media, in realtà affrontato dai mantovani sin dai secoli scorsi con l'ausilio dei migliori ingegneri del tempo. Ma non solo. Tra i "pezzi da novanta" della mostra di Palazzo San Sebastiano, un Gridario cinquecentesco, una raccolta di norme al tempo di Guglielmo Gonzaga con le regole per l'uso d'armi, la regolamentazione di dazi, fiere gioco, biade o sfodero di arme in corte. Quindi, il trattato fra l'imperatrice Maria Teresa d'Austria e la Serenissima di Venezia per l'utilizzo d'acqua del Tartaro. Oppure lo straordinario documento del 1843 su "Tipi dei regi giardini del Te", con la planigrafia che ci mostra una foto di come erano i giardini quasi due secoli fa. Oltre alle rilevazioni dei mulini idraulici di Sette e Ottocento (col compito di portare acque alle note risaie mantovane), di rilievo anche mappe idrografiche del territorio – che spesso venivano preservate alle pareti degli uffici dei consorzi – dal Settecento a metà del Novecento. Capolavori di ingegneria (e disegno) idraulica: uno è del Seicento, un altro è un celebre Mortier, tra i più noti cartografi del millennio concluso.
Scorrendo quanto allestito in mostra, si coglie l'importanza dell'acqua anche nei trattati e nelle ordinanze che servivano a gestire le concessioni irrigue. Questo dialogo continuo tra uomo e natura è tuttora alla base della produzione di quei prodotti agroalimentari d'eccellenza impiegati in cucina o negli allevamenti. Dal riso (alla pilota), al sugolo con il mosto d'uva, al mais per la polenta, alle zucche e ai prati stabili per i bovini.